Italiani in vacanza all’estero: come comunicano?

Italiani in vacanza all’estero: come comunicano?

Se si pensa che il 40% degli italiani non conosce una seconda lingua è facile intuire come avviene la comunicazione all’estero.

Secondo una ricerca Eurostat del 2016 solo il 16% degli italiani parla due lingue, contro il 21% della media europea. E il 40% si ferma alla lingua madre.

Se ci basiamo su questi dati e ci chiediamo come comunicano gli italiani in vacanza all’estero è immediato pescare lo stereotipo dell’italiano che cerca di farsi capire gesticolando – arte di cui siamo maestri – oppure parlando italiano con la pretesa di essere compreso. Nonostante ce la si possa cavare anche così, parlare una sola lingua è senza dubbio un grande limite, specialmente in un mondo sempre più mobile e multiculturale.

Immergersi in una cultura diversa dalla propria e creare relazioni con persone di nazionalità differente sono occasioni che nessuno dovrebbe perdere a causa di una barriera linguistica: arricchiscono, aprono la mente e infondono una maggiore sensibilità culturale. Tutte cose che al giorno d’oggi sembrano essere fondamentali. Senza contare che parlare bene una seconda lingua, specialmente l’inglese, aiuta notevolmente da punto di vista professionale.

Perché gli italiani non parlano bene l’inglese?

Le cause di questo deficit sono da ricercare in una mancanza di investimenti in un percorso linguistico solido ed efficace,  che vada oltre le scuole medie inferiori e non si sfaldi non appena si arriva al liceo. Anche il metodo di insegnamento, secondo alcuni, è poco adatto: troppa teoria, poca conversazione e nessun divertimento.

Inoltre, la scarsa fruizione di contenuti in lingua inglese (film, serie tv, libri e riviste) non aiuta. Nei Paesi nordici, ad esempio, non esiste il doppiaggio: i bambini fin da piccoli guardano i cartoni animati in inglese e questo li porta a parlarlo in modo ricco e fluente. Si stima, infatti, che circa l’80-90% degli scandinavi parla inglese (molto bene).

Come fare per superare l’ostacolo dell’inglese?

Nonostante la presenza dell’inglese e di una seconda lingua straniera è aumentata rimangono ancora dei curricula di studio che non prevedono l’insegnamento della seconda lingua o  gli dedicano troppe poche ore.

È possibile riparare a questo gap investendo su se stessi e sganciandosi dal sistema scolastico tradizionale. Iscriversi a un corso privato di lingue è la strategia migliore, specialmente se tenuto da insegnanti madrelingua che utilizzano un metodo di insegnamento che predilige la conversazione, stimoli la fruizione di contenuti in lingua originale e coinvolga lo studente nel processo di apprendimento.

Se siete genitori, potreste pensare di iscrivere vostro figlio a un corso di lingue per bambini, dove si impara la seconda lingua attraverso attività ludiche e creative. La prima infanzia è l’età ideale per introdurre un nuovo idioma  e il bilinguismo comporta numerosi vantaggi, non solo dal punto di vista del futuro professionale ma anche cognitivo e culturale.